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InCanto nel Borgo

InCanto nel Borgo

Agli ideatori e protagonisti del video "in Canto nel borgo" è riuscito di darci una narrazione altamente poetica in circa 15 minuti, quando ad un bravo scrittore occorrono diverse decine di pagine per darci la stessa sensazione ed emozione mentale. Già il titolo, nel suo gioco di parole, richiama sonoramente e come reverie la poesia di Dante: "Guido, io vorrei che tu, Lapo ed io fossimo presi per incantamento…", e chi ha visto il video, in effetti, si è sentito rapito nell’animo.

La genialità è stata l’utilizzo, come mezzo narrativo, del canto lirico, espresso dalla stupenda (per bravura e bellezza) Maria Addolorata Mondella, con arie sapientemente legate mentre lei girava nelle viuzze del centro storico. Se l’Italia nell’800 non ha avuto grandi romanzieri come i francesi, i russi, gli inglesi, è perché la narrazione vibrante, tragica, poetica è stata espressa proprio dalla lirica, con i grandi nomi di Verdi, Puccini, Rossini, Donizetti, Bellini, Mascagni, Cilea, ecc.

Gli ideatori e protagonisti di questo video ci hanno narrato, appunto, il sogno, che poi è l’infanzia singola di una ragazzina e poi collettiva, di Villapiana, in cui la vicenda si innesta proprio con la composizione delle varie arie cantate negli spazi aperti del borgo. Interessante anche l’ambientazione, la colorazione della luce e alcuni aspetti topici che danno alla vicenda una dimensione storica ma anche di messaggio di rinascita della collettività: il soprano che canta, la donna del popolo che fa nel suo lavoro quotidiano la sua cantabilità di esistere ed operare, la ragazzina che sogna e poi si risveglia alla realtà del borgo. Altri aspetti, direi simbolici, sono le porte aperte, da cui si entra e si esce senza costrizioni, le scalinate, gli spazi della pianura di Sibari, il cielo limpido e mai sofferente.

La tradizione magica è presente nella figura di una fatina che fa da guida, che sa ridere come sanno ridere i bambini e le persone semplici, senza la malizia dell’uomo adulto, aduso a scherzi: l’uomo, infatti, e il suo aspetto dispettoso e di arbitrio è totalmente assente, sia come presenza fisica, sia come raffigurazione della tradizione del “u monachillio”. La diversificazione delle arie ha calibrato in armonia le varie sfaccettature della vita e del suo sentire, modulando sentimenti e alternanza di riflessione e azione. Il canto, splendido e possente, di una chiarezza estrema nelle parole sta ad indicare, oltre la bravura dell’artista, che le cose vere, mentali ed etiche, sono sempre espressioni nitide: l’oscurità, nella parola e nell’agire, nasconde sempre qualcosa di non utile alla collettività. Stupendi gli abiti, ideati e realizzati dalla Bevilacqua, Federico ha reso ancora più evidente la vena lirica e narrativa di video precedenti da lui realizzati. Un plauso alla protagonista, che racchiude in sé la duplice fanciullezza, personale e del borgo; un plauso ad Oreste e a chi, in questa associazione, si spende per il bene morale, culturale, civico di Villapiana.

Gianni Mazzei


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